giovedì 26 dicembre 2013

Other lives: Sarah Tyler

I Tyler non erano conosciuti a Madrida e nella Sweet Waters per avere la fortuna dalla loro parte. Pochi anni dopo essersi sposati, Geremi e Clara caddero in disgrazia quando i pochi capi di bestiame con i quali vivevano morirono a causa di una epidemia. Successivamente, dopo la nascita di Tiago e Salem, con la nascita della terzogenita Sarah, Clara morì per delle complicazioni avvenute durante il parto. Geremi si impiccò al fiume, lasciando i figli maschi - all'ora di sedici e quindici anni - ad occuparsi di loro stessi e di una sorella ancora molto piccola. Si arrangiarono come poterono, lavorando come braccianti nei terreni agricoli dei latifondisti per pochi soldi. 

A causa della cattiva nominata di gente sfortunata molti da quelle parti preferivano tenersi alla larga dai Tyler; una delle poche eccezioni erano i Rooster. Susan insegnò a leggere e scrivere a Sarah mentre Sam insegno ai due ragazzi a maneggiare i fucili.

Salem a vent'anni affiancò lo sceriffo di Madrida come deputy, Tiago - ventitreenne - partì per Koroleva per cercare fortuna nelle miniere di argento e poter mandare a casa qualche pesos in più. Sarah, che aveva dieci anni, affascinata dai racconti del fratello su Koroleva, sognava di lasciare quel pianeta per esplorare lo spazio. 


Shadetrack, 2506

Lo spazioporto di Mexican pullula di banchetti per l'arruolamento e di Browncoat che vengono imbarcati all'interno di enormi Orient e Tomahawk. Sarah ha sedici anni quando saluta in lacrime la partenza del fratello maggiore, spedito su Spartaca. Pensava che con la morte di Tiago, nelle miniere korolevite, avesse finito le lacrime.
Ti prometto che tornerò.
Lui le sorride, forte della divisa che porta sulle spalle; ma lei sa che quella promessa potrebbe non mantenerla mai. Lo abbraccia forte, con tutta la forza che ha nelle braccia e nel cuore e lui la bacia sulla fronte. Poi i due si separano e lei lo guarda allontanarsi tra le altre giubbe marroni all'interno delle stive di quelle navi così grandi, più grandi delle enormi ville dei latifondisti.
E quando la stiva della Tomahawk si chiude e la nave salpa, raggiunge uno dei banchetti per l'arruolamento. Firma. Totalmente inesperta, viene indirizzata nel reparto di supporto: in una nave, per rifornire vettovagliamenti.

Serenity Valley, Maggio 2511

Il suo velivolo è stato colpito ed abbattuto da una delle salve laser sparate dalle navi dell'Alleanza e che hanno ridotto in cenere il campo di battaglia, il pianeta, nonchè l'esercito Indipendentista. I bombardamenti sono però, ora, lontani. Si tira fuori strisciando dalle lamiere del mezzo abbattuto e che, invero, le ha salvato la vita. Il blackcoat è logoro si cenere e sangue, gli stessi che ne hanno impiastrato la faccia. Non riesce a muovere le gambe nè sente dolore ad esse. Si accascia sulla schiena in attesa che gli avvoltoi finiscano il lavoro. Prima che però riesca a farsi sprofondare del tutto, delle braccia forti la prendono da dietro la schiena e la sollevano da terra.
Tieni il lanciagranate, McAllister!
La voce le sembra conosciuta. Cupa e fredda, profonda di tonalità. Lei apre gli occhi ma non riesce a mettere subito a fuoco la figura imponente che, dopo essersi liberato del Wombat, se la sta caricando in spalla, dietro la schiena.
Tieni gli occhi aperti, Tyler. Tu oggi non morirai.
Il ragazzo, con una fasciatura approssimativa sull'occhio, dopo quelle parole infila nel tubo del fucile una granata tattica.
La ragazza boccheggia; le manca l'aria per respirare, figurarsi per parlare. Poi sgrana gli occhi. Le voci ed i visi. La colorazione della pelle di quello che la tiene in braccio.
Comandante...Volkov?
Risparmia il fiato per respirare, Soldato Tyler. Poche chiacchiere.
Inequivocabile. Si stringe maggiormente alle spalle dell'uomo, inspirando a fatica. 
Non morirà quel giorno

Sarah Tyler, Shadetrack 2508

domenica 15 dicembre 2013

Old contacts

Polaris, Dicembre 2515

Vede salpare l'Almost Home con parte dell'equipaggio a terra.
Il Capitano è rimasto a terra con pochi altri uomini per coordinare le ultime manovre di ritirata da Timisoara dopo il ritiro generale ordinato da Renshaw.

L'atmosfera precipita in pochi minuti che sembrano secondi.
Lo sbarco dell'Alleanza ha avuto inizio, le forze in netta superiorità.
Dovevamo partire anche noi, Capitano! 
Aspetta soldato. Aspetta.
Il moskovita di colore ha ancora il suo asso nella mano.
Qualcosa che non è stato detto ai sottoposti.
Qualcosa che illumina di nuova speranza gli uomini rimasti a terra, nel campo di atterraggio deserto di Timisoara: una Brigade indipendentista che velocemente conclude la manovra di attracco a terra. I soldati non se lo fanno ordinare due volte: velocemente prendono i propri posti nel vascello da guerra. Il Capitano e Tyler raggiungono la plancia di comando.
Capitano Volkov, come da ordini dell'Ammiraglio McAllister, le cedo il Comando della Rufus.
Un cenno della destra sulla fronte del Comandante dai capelli biondi e con un forte accento di Shijie, guercio ad un occhio ma rigido in una postura seria e marziale. Hanry Bolton c'è scritto sulle piastrine militari appese al collo, in ben evidenza. Tyler affianca lo shijan alla postazione sensori mentre il moskovita prende posto alla postazione principale del capitano.

La nave salpa, rapida. L'orbita di Bullfinch viene lasciata alle proprie spalle insieme a salve di batterie laser e relitti di altre navi affondate dalla furia delle Bluejacks. Il silenzio viene spezzato solo quando ben tre Avenger fanno da muro alla Brigade rimasta indietro: tre lock pronti a tramutarsi in siluri e salve laser.
Bolton, pronto all'elusione. Soldato Jason: arma le batterie laser; lock a coord...
Mi scusi Comandante - l'interrompe Sarah, di fianco a Bolton - Tomahawk negli schemi sensori: comunicazione in ingresso.
Per qualche istante tutto è ibernato. L'omone annuisce, la giovane ragazza di Shadetrack annuisce. Altra giovane voce femminile che entra nella nave.
Tenente Wright, Capitano Volkov. Contenta di sapere le tue chiappe negre ancora intere. Bel salvataggio Harry!
Merda, Frìda. Finiscila di dire stronzate. Vladislav, tutto a posto da voi?
Vecchie conoscenze. Voce roca dal fumo dei pessimi sigari di Safeport. L'ex Capitano della cellula Terroristica ed ex Ammiraglio prima del trasferimento nel 3rd Array. Barba nera, folta, ed un occhio guercio che basta ed avanza per acquisire due lock contemporaneamente. Alexander McAllister. 
Giusto in tempo, Lex. Toglici dai piedi questi due Avenger. Al terzo ci pensiamo noi.
Mi leggi del pensiero, amico mio. Spediamoli via e raggiungiamo l'Alaskan prima che ci seminino.
Agli ordini, Ammiraglio.
I Tre Avenger brillano in aria come se fossero stelle. Due salve laser, un siluro ed una collisione a catena. Ma il tempo delle urla di gioia è finito. Lasciato dietro le spalle insieme alla vittoria e ad altri Avenger e Shangdi che inseguono le fuggitive. Ma le distanze sono molte e la nebulosa di Safeport alle porte. Un forte senso di dejavu.

La guerra sembra aver raggiunto un momento cruciale.
La distanza tra soldati e terroristi sembra di nuovo essere estremamente sottile.

giovedì 12 dicembre 2013

No Moment

Timisoara, Dicembre 2515


Chiude la cabina dopo che Moloko la abbandona.
Ci resta all'interno per altri minuti.

Ripensa alla Renshaw esplosa e quando il Capitano della Wyvern lo sveglia dalla branda della capsula di salvataggio all'interno della quale l'ossigeno era quasi finito.

Sta pensando a Jimenez che sotto suo ordine diretto è stata stuprata a morte.
Sta pensando a Morrigan che probabilmente pagherà per gli errori di altri uomini.

Pensa all'equipaggio dell'Almost Home e pensa alle parole di Jack Rooster.

Pensa che quando ha visto cadere dal cielo le salve spaziali ha temuto per la vita dei propri uomini, ricordando i compagni morti sul fronte di Shadetrack, spazzati via in pochi attimi.

Pensa che si era ripromesso che sarebbe stato diverso.
Che sarebbero state pedine da giocare a mente vuota.
Ed invece sarebbe disposto a morire per molti di loro.
Per molti dei suoi uomini.

Sente però che qualcosa non è cambiato.
L'ambizione.
Prendere tutto.
Koroleva vuole ogni cosa.

Il peso delle morti non lo sente.
La X marrone sul coat nero è stata centrata a Serenity Valley.
Non lo sente. Il cuore. Batte ma è freddo.

Ma nonostante i soldati alleati uccisi, dai secondini e dai ladri, di cavalli nelle celle sovraffollate di Bullfinch; nonostante le torture spietate; nonostante le sconfitte...passata la rabbia e la frustrazione, ciò che gli resta in testa è il sacco da boxe distrutto nella stiva della Almost Home.

venerdì 6 dicembre 2013

Any Blood

Almost Home, Dicembre 2515

Come stanno?
E' la prima frase, severa e scura, fredda e distaccata, che esce dal viso fradicio d'acqua del Capitano.
Edwards ha bisogno di essere ricucita. Cortes...
Il medico di Bullfinch indugia, restando a guardare l'omone nero in silenzio per qualche secondo. Non deve dire niente al suo sottoposto, limitandosi a fessurizzare semplicemente le palpebre e lasciar intendere di continuare.
Cortes è grave. Ha perso tanto sangue. E...
Lascia perde, Lee.
Intanto il blackcoat viene gettata su una delle casse nella stiva dell'Almost Home, prima di slacciare il giubbotto antiproiettile sporco di terra e dell'acqua che da settimane scende dal cielo sotto forma di temporale.
Prepara le flebo per la trasfusione, soldato.
Conclude criptico, ordinando in maniera lineare e precisa. Gli mostra le catenina metalliche ed il proprio gruppo sanguigno.
Aye, Captain. Provvedo subito.

martedì 3 dicembre 2013

Xerox

New Moskow, Giugno 2507

Il Dipartimento della Difesa di New Moskow è, anche nel fermento della guerra, un formicaio ordinato e silenzioso, marziale e rigoroso da far sembrare anche quella fine di Giugno caldo, eccessivamente freddo. Una piccola scolaresca di ragazzini in uniforme sembrano fotocopie gli uni degli altri. Nessun bambino di colore; la razza caucasica è quella predominante. Un ragazzino sposta gli occhi chiari sull'alta uniforme dell'ufficiale del FOM, guardando i gradi di Tenente appuntati su petto e spalle e poi sul viso nero privo di barba ma che presenta solo quei due baffi corti e ben sistemati sopra le labbra. Anche la maestra di quella scolaresca guarda tra l'ammirato ed il perplesso l'ufficiale negro; lo segue con lo sguardo vedendolo svoltare verso il corridoio che porta nell'ufficio di uno degli alti Ufficiali moskoviti.

Avanti.
La voce dura e severa del Generale Krushenko è udibile dall'altro lato della porta. La porta si apre quasi completamente permettendo al Tenente di fare il suo ingresso e di piazzarsi al centro della stanza, a due metri dalla scrivania, in una postura militare ben costruita da spalle in linea e schiena dritta. Gli occhi freddi dell'alto Ufficiale si scontrano su uno sguardo  del tutto simile del sottoposto.
Signore.
Due lupi che si fiutano a vicenda. Distacco formale reciproco.
Volkov. Mi ripeta. Forse nella sua domanda di trasferimento c'è un errore.
Nessun errore, Signore, parto per la guerra. Sesto reggimento, quindicesima brigata distaccata a Shadetrack.
La reazione del Generale non cambia. Ma il sigaro che stava fumando fino a pochi secondi prima viene lasciato nel posacenere sulla scrivania.
Boris Ivanovich. Lei è un agente dell'Intelligence. Siamo noi a decidere se, e dove, andrà in guerra.
Il Generale, nella sua lunga carriera e nella lungimirante visione di ciò che sarebbe diventato ogni soldato che fosse entrato nell'Intelligence, non aveva considerato cosa sarebbe diventato il ragazzo negro grazie alla disciplina impartitagli da lui stesso.
Koroleva ha bisogno di uomini sul fronte e con i Browncoat, Signore. E non di uomini che si limitino a portare i viveri o le armi, ma di uomini che si guadagnino, nelle trincee, la fiducia dei propri sottoposti e dei propri superiori. Con tutto il rispetto, Signore, io posso. E se i Browncoat vinceranno la guerra, Koroleva avrà un Ufficiale tra le file dell'esercito Indipendentista.
Vladimir Krushenko riprende il sigaro. Torna a fumare guardando con più attenzione l'uomo più giovane. Lo squadra dalla testa ai piedi ed annuisce.
La invieremo con una raccomandata dall'Ammiraglio del Sesto. Sarà un Tenente ma sarà l'unico aiuto che riceverà dal nostro Governo. Non resterà in contatto con l'Intelligence a meno di agenti che periodicamente scenderanno in guerra con le nostre navi per rifornire il fronte Indipendentista. 
Ancora dei secondi di pausa.
Può congedarsi, Tenente Volkov.
Signore.
Un saluto militare ripetuto con rigore.
Il Tenente dà le spalle all'alto Ufficiale ed esce dal suo ufficio. Un sorriso di soddisfazione si dipinge sulle labbra scure del korolevita. 

Invece all'interno di quell'ufficio che ora è di nuovo silenzioso e vuoto a meno del Generale, quest'ultimo si massaggia la fronte. Qualcosa gli è sfuggito, ma non capisce cosa. Voleva un soldato perfetto che, tuttavia, sembra aspirare a molto di più che un semplice posto all'interno di un gruppo ben organizzato di superspie. 

sabato 30 novembre 2013

Array

Bullfinch, Novembre 2515

Nella plancia di comando della Almost Home c'è silenzio.

Il discorso tra l'ex Ammiraglio ed il neo Capitano della terza aviotrasportata si è concluso da pochi secondi.

L'uomo ha tra le labbra scure una black mamba che aspira lentamente ma senza reale interesse. Gli occhi neri guardano un celo nero illuminato a tratti dai lampi dei fulmini che da settimane colpiscono la regione di Timisoara.
Capitano Volkov.
Si lascia sfuggire velocemente, sentendo il suono che il grado associa al proprio cognome.
Ripensa alla donna.
Ripensa alle trincee di Serenity Valley e a quelle del fiume Morgan.

Una lunga boccata di fumo.
Un leggero sorriso di soddisfazione arrogante che compare su quelle labbra scure, smorzate dalla cicca che resta ad un angolo della bocca.

giovedì 21 novembre 2013

Going to Home

Confine Polaris, Novembre 2515

La corazzata Alaskan capitanata dall'Ufficiale Sanders è a capo della piccola flotta di 16 navi Confederate in rotta di sfondamento verso il confine Polaris, non troppo distante dalla nebulosa che avvolge l'orbita planetaria di Safeport.

L'aria che si respira nelle plance di comando è pesante, nervosa e silenziosa.
I macchinisti controllano che non ci sia neanche la minima perdita nei motori a reazione; i piloti ed i sensoristi controllano che nulla non vada nelle carte navali; gli artiglieri controllano il raffreddamento delle batterie laser e che i siluri siano adeguatamente alloggiati. I capitani restano chi in silenzio, chi cercando di incitare alla calma i propri uomini.
Ormai il confine non è lontano e l'Alleanza ci sta aspettando. 
La Renshaw mantiene l'assetto a triangolo poco dietro alla Alaskan e affiancando un altro paio di brigade. Lo sguardo scuro e severo si sposta sul giovane artigliere e sulla ragazza dai capelli rossi che siede alla postazione del timoniere. L'interfono che permette la comunicazione diretta con la sala macchine e con l'ufficiale macchinista.
Mantenere tutti la calma e mantenete l'assetto durante l'attacco: noi saremo il diversivo delle navi cargo e dovremo essere noi a permettere loro di oltrepassare la nebulosa.
E dopo quei brevi ordini di routine, la voce diventa più solenne e decisa; un pugno battuto sul palmo della mano opposta.
E se falliremo, nel rim canteranno le nostre gesta! Ma non falliremo; non oggi. And now, battle stations!

Gli attimi sono rapidi ed il nervosismo si potrebbe quasi toccare con mano quando i sensori navali individuano l'ingente Flotta Alleata in rotta di intercettazione. Due Skyscreaper, decine di Avenger: notevole svantaggio numerico che conta almeno 1 nave confederata contro 3 navi alleate. Eppure gli ordini sono univoci: la flotta guidata dal Capitano Sanders apre la formazione preparandosi ad un ferocissimo scontro spaziale. E mentre le tre corazzate infuriano con mezza centinaia, forse più, bocche di fuoco che illuminano lo spazio, le navi da guerra concentrano il fuoco sul nemico permettendo alle navi cargo, di avanzare verso il confine.

Da dentro la plancia di comando della Renshaw i sensori e le consolle avanzate hanno un chiaro schieramento tattico da seguire. Una delle torpedini viene sganciata contro le navi nemiche, incrinando sensibilmente lo scafo di un Avenger mentre la giovane pilota non fa difficoltà a districarsi dall'intreccio di fasci luminosi che continuamente rischiano di colpire la nave. 

Ed intanto nello scenario tattico spaziale le cose cambiano: la formazione Alleata si apre eccessivamente forte della presenza delle due Skyascreaper e infuria contro le navi Confederate. Una delle Brigade esplode proprio davanti alla Renshaw così come un paio di Firefly e di Tomahawk riempiono nello spazio cadaveri, paratie e le provviste di Greenfield.
Ma si è creato un varco nella formazione nemica: disingaggiare non lontano dalle Skyscreaper che affrontano la nave del Capitano Sanders.

L'Alaskan dopo il lungo combattimento ha lo scafo compromesso, prossimo al collasso. Ma Sanders non si fa esplodere senza potarsi dietro i nemici: lo speronamento tra le due corazzate è di una violenza e tragicità inaudita. Entrambe le navi esplodono, in quella che è la più' grande, accecante, immensa esplosione che chiunque a bordo della Renshaw abbia mai visto. Molte le facce di soldati incollati agli oblò' per guardare quel piccolo, terribile suolo in cui bruciano in un attimo centinaia di vite di entrambe le fazioni. 

Quando la Renshaw al comando del piccolo drappello di sole 3 navi cargo, tra le quali un Tomahaw ed una Orient, riesce a seminare la seconda Skyscreaper nella nebulosa di Safeport, il silenzio all'interno ha ormai fatto da padrone.
Volkov, hai ancora quelle sigarette dietro?
Non risponde al ragazzo, limitandosi a infilare tra le labbra una delle Cheltenham nere e a lasciare il resto del pacchetto al ragazzo. 
Quante navi sono passate?
L'ufficiale in sala macchine, dopo aver rimesso i motori a regime domanda sull'esito della battaglia. La ragazza al timone tace, i due altri uomini in plancia si prendono i secondi necessari per dedicare qualche preghiera - o semplice pensiero - alle molte vite perse in quello scontro.
Tre navi, Celsire, oltre la nostra
Le altre sono state abbattute o catturate. Sono affondate con le navi nemiche per permetterci un passaggio sicuro. 
Il capitano di vascello si rimette in piedi, lasciando la postazione e riassumendo la sua postura marziale, fredda, imperturbabile. La rabbia accumulata quella sera viene digerita con forza così che nulla possa trapelare dalle sue parole. Allontana la Serenity dalle labbra.
Che nessuno dimentichi il Capitano Sanders ed i suoi valorosi uomini. Nè tutti i nostri compagni caduti stasera. Nessuno!
Il congedo lento, senza fretta. La nave che, scossa negli animi più che nel fisico, fa rotta verso Bullfinch. Dopo settimane passate fuori Polaris, quella porzione della flotta partita per Greenfield, fa il suo rientro a casa.

martedì 5 novembre 2013

Blackcoat

Sweet Waters, Marzo 2511

In quegli ultimi mesi di conflitto su Shadetrack, l'inferno sembrava essere sceso in terra.
Mentre i bombardamenti incendiavano le trincee ed i campi ed i diserbanti chimici avvelenavano cibo ed acqua, soldati e civili cadevano per le infezioni causate dalle ferite e per il tifo 2 che si diffondeva a macchia d'olio. Nel marzo dell'ultimo anno della guerra, l'Alleanza aveva ormai costretto alla resa tutte le regioni di quel pianeta ormai stremato.

E mentre l'Alleanza tentava di catturare i soldati indipendentisti rimasti in vita, i Browncoat si radunavano nei pressi degli ultimi campi militari rimasti in piedi per organizzare la ritirata su Hera dove ormai la guerra infuriava con furia.

Poco fuori il Mitchell Ranch una fabbrica tessile in disuso dal settembre del 2510 era diventato il centro operativo di parte dell'esercito Indipendentista nella fase finale della guerra. In quegli ultimi giorni le mucchie di cadaveri bruciati erano la principale fonte di illuminazione notturna mentre velocemente le ultime Tomahawk lasciavano l'orbita planetaria.

La fabbrica tessile era nera e quasi completamente distrutta. Le vetrate barricate ed i mattoni riutilizzati per fortificare le barricate esterne. All'interno i lettini sporchi di sangue riempivano i due terzi della struttura. 

Lo trovarono lì, tra quei lettini, intento a strappare la fodera esterna del proprio browncoat mentre ai propri piedi una piccola massa di abiti neri erano stati scuciti e ammucchiati.

Signore, ci ha chiamati?
Di quella dozzina di uomini e donne, dai 20 ai 40 anni, solo un ragazzo biondino si arrischia a richiamare l'attenzione del Comandante, osservandolo interdetto con l'unico occhio scoperto da una fasciatura medica ancora sporca di sangue.
Avvicinatevi.
La risposta ha un accento scuro e freddo, severo oltre che sporcato da un accento russo di Koroleva ben evidente. Solleva gli occhi scuri, abbandonando quel lavoro di "restauro" del proprio coat tramite ago e filo, e passando in rassegna ad uno ad uno i visi dei soldati raccolti a pochi metri da lui. Alcuni non lo guardano in faccia, altri sembrano spaventati da quell'uomo dalla pelle nera; qualcuno non sembra riconoscerlo.
Noi siamo ciò che resta del secondo distaccamento nella Sweet Waters, sesto reggimento Columba. Il Colonnello è morto, l'Ammiraglio ed il resto del nostro reggimento ci aspettano a Serenity Valley. Finchè non ci ricompatteremo, sarò il vostro Primo Ufficiale. 
Il silenzio è tale che si potrebbe sentire il crepitio dei corpi che bruciano fuori la fabbrica.
Ho sentito molti di voi considerare l'idea di lasciare la guerra e di restare qui, su questo pianeta. Di arrendervi, di piegarvi.
La donna che prende parola è giovane, vent'anni forse, forse meno. Trema; gli occhi sono lucidi di lacrime che non ha ancora smesso di versare. Il suo accento è quello di Shadetrack, di Madrida; capelli castani, quasi rossicci: prima della guerra probabilmente aiutava i propri genitori - ora morti chissà dove - a mandare avanti un piccolo ranch.
Sono morti tutti, Signore. Ci hanno portato via tutto. Io - la frase viene rotta dalle lacrime della ragazza; il giovane con la benda la stringe, qualcun'altro abbassa lo sguardo. - io voglio solo seppellire mio fratello.
Ti cattureranno, Soldato! - Il Comandante si rimette dritto, si avvicina a lei con sguardo severo e privo di qualsiasi empatia emotiva. - Ti sbatteranno a Fargate per aver difeso la tua gente; morirai in una di quelle celle, con un cappio al collo che tu stessa rimedierai. 
Sono già morta, Signore. Non ha più senso vivere! Ci hanno lasciato solo la cenere e morte.
La ragazza sta quasi per andare via; altri uomini si tolgono il browncoat e lo abbandonano a terra. Ma è in quel momento che il Comandante recupera il proprio browncoat, parzialmente coperto da un tessuto nero. L'indossa: batte due poderosi colpi sul proprio petto.
C'è chi ha perso tanto, chi ha perso tutto. Ma siamo vivi. 
La voce è così alta che per tutta la stanza rimbomba con prepotenza. Nessuno indietreggia, nessuno gli da le spalle. Tutti restano a guardarlo in silenzio.
Volevano sottometterci: non ci sono riusciti. Volevano ucciderci: sono stati costretti a bombardarci per mesi interi perchè non erano in grado di colpirci in petto! Volevano fermarci: chi era con noi ha preferito morire piuttosto che arrendersi e fermarsi; voi siete vivi e volete ritirarvi?!
Man mano che quell'uomo parla, qualcuno stringe le mascelle, i pugni; chi aveva buttato il coat lo raccoglie.
Ci hanno lasciato solo morte e cenere...e noi ce li porteremo a Serenity Valley! Addosso, sui nostri coat. Le BlueJacks impareranno ad avere paura di noi, dei nostri fucili e del colore dei nostri coat. Non faremo prigionieri, non avremo pietà. Li affogheremo nella terra così come loro hanno cercato di fare con noi nella cenere.
Resta in silenzio; indietreggia. Recupera uno dei feltri neri che va ad allungare alla ragazza che, come gli altri soldati, sembra aver riacquistato una nuova determinazione.
Restate e combattete. Per i vivi, per i morti, per l'Indipendenza! 

Dopo il discorso del Comandante di New Moskow, nessuno di quei soldati uscì da quella fabbrica senza indossare un coat nero. Nessuno di loro lasciò quel pianeta nello stesso modo in cui vi erano arrivati o come vi erano cresciuti. Ed i Blackcoats indossati da quei soldati ben presto, a Serenity Valley, cominciarono a spiccare tra i browncoat di tutti gli altri. 

giovedì 24 ottobre 2013

Remember you will

Sadrany, Febbraio 2507

Ricorda chi sei.
Ricorda da dove vieni.
Ricorda dove tornerai.
Quando ogni mattina apre gli occhi, la voce del Generale se la ricorda perfettamente. Le ultime parole prima del congedo ufficiale dalle Forze dell'Ordine Moskovite sette anni prima. Un congedo che serviva solamente a spostare il suo curriculum negli uffici dell'Intelligence.

Trent'anni alle spalle e una laurea con lode. Volkov si era costruito addosso un nuovo personaggio, Aleksej Romanov, con il solo scopo di prendere informazioni. Patente, IdN, famiglia: tutto falso; o almeno in parte. Genitori di New Moskow defunti ed una vita militare con la quale si è pagato gli studi. Dopo la laurea si è spostato nel core lavorando per la succursale di Corona della Wayland Industries come consulente legale. Una scrivania in un piccolo ufficio i primi due anni; un ufficio della dirigenza negli altri quattro anni. I suoi modi perfettamente inseriti nel contesto Corer ed un'ottima conoscenza e capacità in materia gli avevano permesso di guadagnarsi la fiducia dei pezzi grossi. La sua origine era solo una piccola macchia sbiadita su un curriculum eccellente. 
Ricorda chi sei.

Quando scoppia la guerra non ci pensa due volte a dimettersi e a tornare a New Moskow.
E poi dirottato a Xanto.
Molti soldi ed un'attico costoso nel centro di Sadrany. Una lux car ed una moto sportiva tenute nel garage privato nel seminterrato. Un lavoro nella società di trasporti di Roy Shannon che fruttava bei soldi e senza la richiesta di troppe domande. Una giovane ed attraente ragazza, che promette di diventare un grande soldato dell'Alleanza, ad occupare metà del suo letto. Ha tutto quello che quasi ogni uomo vorrebbe avere; tutto reale e tangibile, l'unico oggetto contraffatto è quell'uomo stesso.
Ricorda da dove vieni.

La Flotta Indipendentista è alle porte di Xanto: potrebbero giungere in una settimana, due o anche tre. Tutto dipende dalle prossime informazioni che le varie Intelligence comunicheranno agli Ammiragli e da come questi ultimi muoveranno i loro soldati.

Quella mattina sono rientrati tardi, attardandosi poi maggiormente tra le lenzuola del letto. Il sole è alto da un pò quando Volkov apre gli occhi e notando che lei dorme ancora di fianco a sè. Lo sguardo scivola sulle forme giovani coperte da quel semplice lenzuolo. Resta a guardarla in silenzio finchè anche lei non si sveglia. Solo in quel momento spostandosi sul fianco destro, allunga la sinistra per accarezzarle il viso ed il mento.
E se mi arruolassi anche io?
Lei scoppia a ridere, avvicinandosi completamente e stringendolo.
Non faresti del male ad una mosca, Alex.
Ma per te si. Non per la Grande Alleanza, ma per te.
Quando Coco esce dall'appartamento portandosi dietro un bacio e la porta stessa, fuori è notte. Si ferma con spalle alla porta e si stropiccia gli angoli degli occhi e strizzandoli. Quel carico di empatia ed affetto vien fatto scivolare via fluido come l'olio, riacquistando presto un'espressione fredda e distaccata, di disprezzo per quell'appartamento arredato da chissà quale ricco imprenditore e per quel centro cittadino abitato da ricchi imprenditori. L'avvocato di colore apre la doccia ed avvia la registrazione di lui che fischietta. Infila le cuffie sulle orecchie che collega al pad e all'interno di quest'ultimo inserisce un piccolo cip. La voce che sente arrivare dall'altro capo del cortex è disturbata e gracchiante. Ma chiaramente si parla in russo da entrambi i capi del cortex.
Se ho cinque colpi, posso colpire cinque bersagli.
E se ne hai cinquantacinque?
Me ne basta uno di bersaglio.
Novità?
I codici non sono molto chiari, collegati a delle comunicazioni top secret. 
A questo punto, cinquantacinque, preparati ai tuoi ultimi ordini su Xanto che riceverai presto. Ed ovviamente non dimenticarti di fare pulizia.
Come sempre.
La comunicazione si interrompe. Il cip viene bruciato da uno zippo e poi gettato in un secchio ormai inutilizzabile. Spegne lo stereo, va in doccia. Pensa a quello che ha lasciato dietro le spalle in quei sette anni. Far pulizia. E' arrivato al punto di non ritorno. 
Prende lavoro arretrato da Shannon prendendosi un permesso per lavorare a casa. Doveva essere nel suo appartamento quando la Flotta Indipendentista attacca e bombarda Sadrany e doveva essere nel suo appartamento quando il suo palazzo viene colpito da siluri aria terra mandando tutto in fiamme e cenere. Invece, con un manipolo di uomini su un Avenger sottratto alla Flotta dell'Unione, è lui che abbatte il suo palazzo e a mandare in polvere ciò che era di Aleksej Romanov.
Ricorda dove tornerai.

mercoledì 23 ottobre 2013

Black Sound Soldier

New Moskow, Novembre 2499

Le note dal pianoforte sono aspre e scoordinate.
Il salone è grande, dispersivo quasi.
Le grandi mani, ruvide e graffiate, non riescono a premere singolarmente i tasti bianchi e neri della tastiera di quel pianoforte a coda; mancano di coordinamento e di grazia. Mani abituate a reggere coltelli e fucili, a coordinare granate piuttosto che note musicali. L'espressione di quel ragazzone dalla pelle nera è perplessa ma non crucciata o innervosita.
A fianco siede una ragazzina dai capelli neri e lisci, molto più giovane del ragazzo di una decina di anni. Lei ha pazienza: cerca di insegnargli a suonare il piano ogni volta che la domenica il ragazzo è invitato a pranzo in quella abitazione e mezz'ora dopo della messa in tavola lo fa esercitare.
Devi aprire maggiormente le dita.
E' inutile.
Questo lo dici tu.
Io non ho mai visto un negro che suona il pianoforte.
Oscar Peterson era un gigante del jazz. Un pianista. Di colore come te.
Lo sguardo scuro del ragazzo entra in contrasto con quello schiaro, verde, della ragazzina. A lui non era mai piaciuto suonare, ma lo lasciava fare a lei. Aveva un certo orecchio ed in quei mesi aveva scoperto la musica dalle mani della giovane Anastasiya Krushenko. A lui non piaceva suonare, ma gli piaceva ascoltare.
Me ne fai sentire un pezzo?
Lei annuisce. Suona. Lui tace e si ferma, osservando i movimenti delle mani della ragazza e ascoltando. E' brava.

Il suono si interrompe solo quando lo scoccare delle 16.00 gli ricorda che il Colonnello Generale lo attende nel suo ufficio.
Quiete diventa freddezza e calma diventa distacco.
L'espressione del viso diventa più fredda.
Si sposta dallo sgabello davanti al piano per avviarsi in direzione dell'ufficio.
Resterà lì dentro fino alle 20.30. Poi l'autista di Vladimir Krushenko lo riaccompagnerà nella zona povera della capitale, dove in un polveroso e vecchio stabile si trova il piccolo e sciagurato appartamento del ragazzo.



First Point

Bullfinch, Ottobre 2515

L'accampamento indipendentista è in fermento.
Soldati partiti e soldati pronti a farlo.
Un A-11 ha preso il volo diverse ore dopo la partenza degli assaltatori armati di gatling e cobratech in attacco da terra.
Alcuni soldati invece mantengono aperte le comunicazioni radio col fronte e con l'offensiva pronti eventualmente a spostare le comunicazioni con la prima linea del fronte.

In quella grande sala, immersi con oltre una ventina di uomini appartenenti al corpo tattico ed ai genieri militari, si dividono uno dei trasmettitori cortex il korolevita di colore ed una donna dai lineamenti ispanici. La donna dalla carnagione olivastra ha una coda alta e lunga, di una colorazione bruna molto scura; giovane sulla trentina, occhi di una chiara colorazione verde che sono alle prese con i rapporti in continuo arrivo. Non è particolarmente alta ma la postura di schiena e spalle, nonchè il taglio severo dell'espressione, le conferiscono una certa autorevolezza. Caporale della sezione artificieri e guastatori.
Da quanto si è trasferita su Bullfinch, Caporale Meyer? Lei è di Tauron.
Dallo sbarco dell'Alleanza, Volkov.
Lo sguardo della donna non si smuove minimamente, restando concentrato su i suoi comunicati.
Gli stessi comunicati che anche il soldato semplice tiene sotto controllo.
Comunichi di spostare la truppa di supporto di venti gradi verso ovest, la frana ad est delle settimane scorse avranno reso il terreno più difficile da essere battuto.
Parole ben ponderate e studiate da chi avrà praticamente imparato a memoria lo scenario tattico che il fronte può offrire a chi lo difende. La donna sposta lo sguardo sull'uomo, allungando un sorriso teso; tensione per la vicenda e tensione che non scalfisce il viso del sottoposto.
Dove sei stato addestrato, Volkov.
A Serenity Valley?
La donna lo squadra meglio mentre sul viso sparisce la precedente ironia. Lei deglutisce mentre lui si limita ad annuire.
Very Well. Now...La sua idea, Caporale Meyer, di dirigere il quarto gruppo a sud per altri tre chilometri e poi muoverlo per altri duemilasettencento metri in direzione sudsudovest è un'ottima analisi.
La donna non ha mai fatto quell'osservazione tanto che strabuzza gli occhi ed annuisce senza fiatare, limitandosi a riferire al gruppo di terra la direzione da percorrete per la giungla L'uomo a quel punto controlla l'orologio del proprio pad, osservando i due soldati arrivati a dare il cambio in quella postazione.
Approfitterò della pausa per riposare due ore.
Io ne approfitterò per farmi un goccio alla salute dei nostri compagni. Mi fai compagnia Soldato?
E' un ottima idea, Caporale.
La pausa dura meno del previsto. Nella tenda del Caporale Meyer, più o meno un ora più tardi, piomba il Tenente della divisione. Il West Bridge è stato abbattuto ma ci sono feriti anche gravi. I due nella tenda si rivestono alla svelta senza buttare via una sola parola. Cinque minuti dopo sono in raccolta al centro dell'accampamento. 

martedì 15 ottobre 2013

Life expectancy

New Moskow, Luglio 2494
Boris Ivanovich Volkov.
Lo sguardo del Colonnello Generale Krushenko è sui pochi documenti elettronici che giungono fino al suo ufficio dalla sezione delle nuove reclute che hanno finito l'addestramento di base. All'altro lato della scrivania c'è uno dei Sottotenenti abilitati al ruolo di Istruttore. L'atteggiamento marziale del giovane graduato si scontra contro lo sguardo glaciale ed impassibile dell'Alto Ufficiale.
Si, Signore. Il migliore del suo anno.
Il sottufficiale regge lo sguardo per qualche secondo, prima di impallidire appena e scostare lo sguardo. Non si asciuga la fronte umida di sudore.
Sto aspettando.
La voce è ferma.
Supera il metro e novanta e pesa novanta chili.
Balbetta quasi nel dire quelle poche cifre, deglutendo vistosamente e risollevando lo sguardo.
Questo l'ho letto. Dimmi qualcosa che non so.
Si ferma per qualche secondo, ruotando la sedia e dando le spalle alla porta e al sottoposto. Inizia a fumare. Il giovane finalmente può asciugarsi la fronte con una piccola stoffa ora che non è sotto lo sguardo del Generale.
E' un traduttore umano, Signore.
Spiegati.
Ha già manifestato una straordinaria attitudine alla memorizzazione e alla riproduzione di lingue straniere. L'ho sentito io stesso parlare con uno schiavo di Clackline nella sua lingua e senza neanche l'ombra del nostro accento, Signore.
Scende il silenzio per qualche secondo. Al sottufficiale tremano le gambe.
La sua famiglia? 
Sono state fatte delle ricerche sui suoi genitori naturali. La madre, prostituta dei sobborghi, è morta di sifilide, mentre il padre, pirata proveniente da Albany, è stato giustiziato questo pomeriggio per traffico illegale di armi. I genitori adottivi hanno settanta e sessantasei anni, rispettivamente minatore nelle miniere d'argento e smaltitore nelle miniere di uranio: la loro prospettiva di vita è di massimo quattro an...
Quando nuovamente la voce di Vladimir riempie la stanza interrompendo il resoconto del sottoposto, quest'ultimo deve fare i conti colle proprie gambe per tornare ritto e fermo.
Mandategli la borsa di studio che ha richiesto. Se è motivato come scritto dal fascicolo redatto da te, cinque anni gli basteranno per laurearsi e continuare l'addestramento. Puoi andare, Soldato.
Il sottufficiale, forse promosso da poco e alle sue prime esperienze con gli Alti Ufficiali, sembra quasi sollevato dall'essere congedato. I saluti militari di rito, chiudendo alla sua uscita la porta dell'ufficio e lasciando Krushenko di nuovo solo. 

lunedì 14 ottobre 2013

Ghosts

Sistema Polaris, Ottobre 2515

La Soldier's Ghost naviga lungo il confine Polaris.
La Brigade indipendentista ha retto il blocco navale per molti mesi fino allo sfondamento del Sistema da parte degli Alleati.

La cambusa è vuota: solo due anime riempiono quello spazio metallico spoglio, contenente solo il minimo indispensabile. La radiolina del cortex riempie la stanza con le ultime notizie dal fronte. Solo due anime ascoltano la voce del soldato-giornalista di guerra.
Un giovane Ammiraglio sulla trentina, con un occhio guercio e coperto da una benda nera e con un grosso sigaro tra le labbra, si gratta la spessa e lunga barba che ha sul viso. Ha una bottiglia di vodka korolevita e due bicchieri davanti pieni di quella stessa vodka. Un Soldato sulla quarantina invece, di pelle scura e dalla fisicità imponente, con una barba corta quanto i capelli e sui quali si cominciano a vedere senza fatica le prime sfumature grigiastre, guarda fuori da un oblò in silenzio. Il silenzio è sceso quando è uscita la notizia della cattura di Red Wright.
Domani mattina ti verrà a prelevare un Wyoming dell'Ammiraglio Rose.
E' l'uomo con la benda e col sigaro a spezzare il silenzio.
Questo è un ordine, Lex?
Aye, Vlad.
L'omone di colore ruota il capo in direzione dell'Ammiraglio dall'accento di Greenfield.
Vuoi che ci parli io con sua cugina?
Nay. L'Ammiraglio sono io, è giusto che sia io a riferirlo alla ragazzina.
E' un buon pilota. Ed ha un retaggio familiare considerevole. Non farla affondare con te.
L'Ammiraglio allunga un sorriso leggero che però non trova uno scambio con il suo sottoposto. L'altro infatti ha già ripreso a guardare chissà cosa oltre l'oblò della nave.
Fatti qualche settimana con gli uomini di Rose e poi richiedi il trasferimento nella Morgan Valley, a sud di Timisoara. Entra dall'Ammiraglio Rooster: ha tre uomini a Fargate, ne avrà bisogno di altri.
Con Rooster. Dah. Ricevuto. 
E ora vieni a farti un ultimo bicchiere col tuo capitano, Boris.
La stanza sembra una lugubre cripta spoglia di cadaveri. Solo i fantasmi dei vivi e dei morti che aleggia per tutta la nave. L'indomani l'Ammiraglio Alexander McAllister avrebbe fatto a meno di quell'uomo di colore.

domenica 13 ottobre 2013

Cold as Blood

New Moskow, Dicembre 2491

Non siete niente!
La voce dell'Istruttore tuona per buona parte del campo di addestramento militare.
Ci sono decine di giovani reclute: i vecchi hanno massimo vent'anni, i giovani sedici anni.
Decine di giovani reclute che corrono per ore al giorno sullo sterrato gelato e sotto il nevischio.
Nullità! Parassiti! Figli bastardi di puttane!
Qualcuno crolla a terra per rialzarsi, altri non si rialzano.
Chi si ferma ad aiutare quelli caduti a terra vengono spediti nelle miniere di argento per le settimane a seguire.
Vedere un ragazzino nero a Koroleva è come vedere un musogiallo a Spartaca.
Ce ne sono quattro in tutto, di ragazzini di colore, in quell'ammasso di carne da macello.
E' quello più magro e bassetto che cade per primo, tra tutti i suoi simili. Ansima a terra incapace di tornare in piedi da solo.
Boris Ivanovich, hai deciso di crepare?! O forse stai pensando di andartene e mollare, ah? E allora fallo, che aspetti. Fallo e resterai solo il figlio bastardo di una puttana e di un negro. 
Il ragazzino non ce la fa a rimettersi in piedi sulle proprie gambe. Non ce la fa a rispondere.
Non sono molti gli Ufficiali che controllano l'addestramento delle giovani truppe: inutile spettacolo di animali che crepano nelle arene. Vladimir Krushenko è immobile ad una delle estremità della pista sterrata e disseminata di buche: una figura dall'aspetto marziale, con spalle rigide e le mani chiuse davanti al petto; occhi che restano a fissare il ragazzetto nero disteso a terra. Non prova pietà o compassione, e neppure sembra godere dello spettacolo; ma osserva i movimenti convulsi di quel giovane in particolare. Meno di un'ora, accogliendo il saluto militare dell'Istruttore con un cenno del capo e poi lasciando libera quella porzione di pista.

Il ragazzino nero resta a terra sul ghiaccio per tutta la notte.
Il giorno successivo verrà spedito nella miniera d'argento di New Moskow per i sei giorni a seguire.