mercoledì 26 marzo 2014

Bones

Lakewood, Febbraio 2516

L'ultima volta che aveva messo piede a Corona ed era stato a Lakewood, la clinica del dottor Nixon poteva quasi essere scambiato per uno studio veterinario. Ad oggi invece, a distanza di più di quindici anni, lo studio medico aveva inglobato diverse altre cliniche ingrandendosi fino alle dimensioni di un Policlinico universitario.

Steven Nixon si presenta come un avvenente uomo sui quarantacinque; occhiali spessi sul viso, barbetta e capelli castani ben curati ed un immancabile camice che nasconde malamente un fisico longilineo e secco. Mani fine e lunghe, adatte più ad un ginecologo che ad un ortopedico. Il direttore fa sedere Ivan sul lettino del suo studio quando la risonanza magnetica termina. L'avanzata strumentazione medica a disposizione di quell'ospedale non è tra le più avanzate di Corona, ma sicuramente un passo avanti rispetto a molta della tecnologia sparsa negli ospedali del Core.
Finiscila di guardare quelle lastre e dimmi cos'è che non va nella spalla.
L'uomo annuisce. Si toglie gli occhiali per una manciata di secondi, così da stropicciarsi gli occhi.
Da quand'è che la spalla ti crea problemi, Ivan?
Nonostante quell'uomo si sia completamente adattato all'interno del Core, tra la sua gente e con le loro usanze, un orecchio attento troverebbe ancora qualche caduta nell'accento: qualche dettaglio che potrebbe ricondurre ad uno slang tipico di Koroleva.
Da luglio, dottore.
Dallo scoppio della guerra?
Dà. Precisamente. E' la spalla che uso per il fucile.
Il medico guarda dritto negli occhi il Chief. I due restano in silenzio per qualcosa come due o tre minuti.
Le opzioni sono due, vecchio mio. Cominci a fare l'avvocato di professione e lasci perdere il browncoat una buona volta per tutte, oppure quella spalla presto o tardi te la dovranno amputare.
Operatela, allora!
E' già stata operata e la rimozione del perno all'interno dell'osso potrebbe comunque causare il danneggiamento irreparabile dell'articolazione. L'operazion...
Il nero balza in piedi dal lettino, avvicinandosi minacciosamente al medico: lo prende per il colletto e lo solleva da terra di una quindicina di centimetri: la differenza d'altezza che c'è tra i due.
Cosa cazzo significa questo, Steven!? Che se non voglio diventare un fottuto handicappato devo cominciare a fare lo scribacchino per tutto il resto della mia vita?!
Per molti secondi sembra fuori controllo. Il dolore all'articolazione, accentuato dal sollevamento del medico da terra, arrossano ed accendono gli occhi.
Boris, adesso, stà calmo. Rompermi l'osso del collo non risolverà la situazione.
Come un toro davanti ad un tappeto rosso, il Diavolo respira a fondo per cercare una lucidità persa in quei secondi. Lascia la presa. Indietreggia e ritorna nei pressi del lettino; dà le spalle al medico, piegandosi in avanti con la schiena mentre le braccia la reggono facendo da perno sulla brandina stessa.
Sei ancora in tempo per ritirarti, Ivan. E devi ritirarti oggi: domani potrebbe già essere troppo tardi.
Prescrivimi antidolorifici.
Non hai sentito quello che ti ho appena detto?
Sei tu che non hai sentito.
Il nero ritorna dritto, marziale, con la postura. Riprende i suoi abiti corer, eleganti e di pregiata fattura. Il dottore raggiunge la sua scrivania e alla fine si decide a prescrivere la cura.
E' presto per la pensione, Steve.
Ed è tardi per farti ragionare, Boris.
I due si stringono le mani. La ricetta sotto la giacca del Chief, i contanti nella bustarella nel cassetto della scrivania del medico. Le risonanze magnetiche che vengono gettate nel tritacarte. 

mercoledì 5 marzo 2014

Other lives: Alexander McAllister

Jack McAllister era originario di El Paso, mentre sua moglie Francine di Oak Town. Entrambi nativi di Greenfield da diverse generazioni ed entrambi estremamente legati alla loro terra nativa. Dalla loro unione, nel 2482, nacque Alexander, il quale crebbe secondo le classiche tradizioni rurali tipiche di quel pianeta agricolo. Prima della guerra i McAllister erano abbastanza conosciuti ad Oak Town: un ranch di alcuni ettari che per via delle dimensioni ridotte forniva lavoro solo ad una decina di braccianti; tuttavia i cavalli allevati in quel ranch erano invidiati perfino da mason e Fulham. 

A sedici anni, Lex abbandona la scuola e lavora con il padre tra i campi e nei pascoli; spesso accompagna la zia Anne, pilota commerciale, durante i suoi viaggi. Grazie a questa esperienza conosce anche le altre realtà del 'Rim e del Core ed è verso quest'ultimo modo di vivere che si dimostra sempre più scettico e diffidente. Nel 2500 Jack parte per Hera, lasciando l'attività familiare nelle mani del figlio; nei sei anni antecedenti lo scoppio della Guerra, Lex vedrà suo padre poco più di due volte all'anno ed ogni volta che rientra nel suo pianeta nativo racconta della guerra che da un anno all'altro potrebbe scoppiare e per la quale lui stesso si sta preparando, su Hera.

Con lo scoppio della Guerra, Lex si arruola nell'esercito Indipendentista seguendo le orme del padre (Tenente del 15th Reggimento Polaris) e mosso dalla stessa fame di libertà e di indipendenza: i viaggi nel Core non hanno fatto altro che formare in lui uno spirito fortemente critico riguardo la vita e le tradizioni della gente. I primi mesi li passa su Hera durante i quali completa l'addestramento di base; successivamente viene trasferito nel 6th Reggimento Columba con i gradi di Sergente. 

Mountrath, Marzo 2508

La cittadina a nord delle Kilmarock, dopo mesi di strenua resistenza nelle trincee durante la campagna invernale, era stata riconquistata. Una postazione tuttavia fragile e difficile da mantenere se non il tempo necessario per resistere e permettere ai civili ed ai feriti di arretrare verso Tallaght. La fanteria e l'artiglieria pesante della Flotta Alleata tuttavia era riuscita a circondare la cittadina costringendo i Soldati Indipendentisti ad affrettare le manovre di ripiegamento.

Lex occupa una delle linee avanzate, di copertura all'interno di una palazzina sventrata e scoperchiata dalle granate e dai colpi dei mortai. Nonostante il sottofondo sia il costante suono dei proiettili e delle esplosioni, la situazione in quella postazione sembra tranquilla. Il Sergente prende del tabacco sintetico per cominciare a rollarlo. Il temporale getta acqua a secchiate rendendo l'operazione del giovane soldato estremamente lenta e complessa. Abbassa la guardia, trovandosi presto sotto mira da uno degli assaltatori nemici. E' un attimo, prima che il Bluejack prema il grilletto; un attimo insufficiente al Browncoat di accorgersi del pericolo e di porre rimedio. Ma prima che il grilletto venga premuto dal nemico, la sua gola viene tagliata di netto dalla lama affilata di un coltello. Il Soldato Alleato crolla a terra, in una pozza di sangue caldo.
Lex guarda l'uomo dalla carnagione nera, rimasto in piedi e che inguaina nel fodero il coltello ancora caldo di sangue.
Grazie.
L'espressione del giovane greenler è ancora spaesata per la lentezza in cui quei secondi si sono susseguiti; e trova in risposta a quel ringraziamento uno sguardo scuro e severo del superiore di grado. 
Non sapevo fossi qui, Tenente.
Stealth. Mai sentito?
Non è materia d'addestramento.
Volkov prende il fucile dalla sua vittima; controlla i proiettili del caricatore prima di infilare gli stessi nelle tasche del giubbotto antiproiettile. Lex si accende la sigaretta, cominciandola a fumare.
Non succederà più.
Se succede, Sergente, mi limiterò a guardare. 
Stessa sigaretta che agli occhi del sottufficiale sembra essere diventata un boccone troppo grosso da mandare giù, dopo le parole dell'ufficiale. La getta a terra dopo neanche un tiro, spegnendola dentro una delle pozze d'acqua e fango.
Dobbiamo liberare la zona. Alla svelta. Trenta uomini dietro quell'edificio, mortai; niente carri per ora. Cercheranno di catturarne un pò prima di attaccare. Hanno mandato due in pattuglia, ma li ho fatti fuori.
Io non ho sentito niente...
Sulle labbra del Tenente si delinea un sorriso leggero ed appena percettibile; scuote lentamente il capo in segno di resa.
Esatto. Comunque: qui non possiamo fare niente. Raduna gli uomini. C'è un corridoio a sudest ancora libero; se ci sbrighiamo riusciamo a raggiungere la squadra di Williams e resistere. Poi ripieghiamo verso le montagne. Tutto chiaro, Sergente?
Limpido, Tenente. E la tua squadra?
Ci aspetta al corridoio; non potevo lasciarvi qui, Sergente. Avanti, muovi il culo!
Nuovamente il biondino resta spiazzato, squadrando nuovamente dalla testa ai piedi il grosso graduato di colore e prendendosi una pacca sulla spalla. Deglutisce, annuisce. Muove a raccolta degli ultimi uomini rimasti nella zona, prima di ripiegare in direzione sudest.


Con la fine della Guerra, nella quale ci rimette l'occhio sinistro, dopo aver seppellito suo padre morto a Serenity Valley, Lex rientra nell'Esercito Indipendentista e mettendo in piedi una Cellula di resistenza Indipendentista chiamata Blood Traders. Distrugge e cattura diversi Avengers della Flotta Unionista e guadagnandosi il grado di Ammiraglio durante la Guerra di Polaris comandando il 7th Airborne Array di stanza tra Shijie e Saint Andrew. Attualmente, terminato il secondo conflitto, la sua piccola Flotta continua l'opera di assalto lungo il confine Border-Rim delle navi dell'Alleanza.


Adm. Alexander McAllister, Shijie 2515

martedì 4 marzo 2014

Lost in lone

Corelain Quay, Dicembre 2507

L'accampamento militare è particolarmente vuoto.
In seguito alle informazioni ricevute dall'Intelligence korolevita sull'imminente sbarco delle truppe Alleate su Shadetrack, le truppe Indipendentiste erano state spostate alle trincee a nord, sulle Kilmarock Mountains e a 20 km a sud di Mountrath: cittadina occupata dall'Alleanza nelle settimane successive e predisposta già allo sbarco del nemico.
Non mi hai ancora spiegato perchè a differenza dei tuoi commilitoni di Koroleva, Volkov, tu abbia scelto la trincea.
Il Colonnello Fox allunga il pacchetto di cheltenham all'uomo di colore, il quale da quella ne estrae una sigaretta per iniziarla a fumare. Non risponde subito, dedicando i primi secondi di quel discorso al fumo denso e sintetico.
Perchè finchè Shadetrack resiste, i soldati del fronte Columba non dovranno razionare le provviste.
Non ti ho chiesto un'analisi tattica dello scenario bellico, Tenente, ma le tue motivazioni personali.
Perchè sono stato addestrato ad uccidere, Colonnello.
Gli occhi verde scuro dell'uomo restano su Volkov per molti secondi, squadrando il soldato dalla testa ai piedi fosse la prima volta che il nero gli capitasse davanti. La domanda diretta e schietta del sottoposto lo lascia perplesso ed amareggiato, costringendolo a fumare con una maggiore intensità e nervosismo.
Guardati intorno, Volkov. Quanti dei tuoi compagni sono in guerra perchè amano uccidere? Probabilmente tu ed una manciata di Spartani.
Probabilmente perchè gli altri soldati hanno portato i cavalli al pascolo fino a due anni fa, Colonnello.
A quelle parole il Colonnello scatta in maniera istintiva, tirando un pugno proprio all'altezza del naso del suo sottoposto, rompendolo. Il sangue dipinge la bocca del moskovita il quale però si limita unicamente a sputare a terra del sangue rimastogli in bocca. 
Sarai anche un freddo killer, soldato, ma non sai un cazzo di questa guerra. Guardati intorno. Madri di famiglia, ragazzini senza ancora i peli sul petto, vecchi costretti sul bastone che però danno una mano nelle infermerie o nelle mense. Molti di loro fino a due anni fa non avevano mai ucciso nessuno. Loro combattono perchè credono che versare il loro stesso sangue sia un prezzo accettabile rispetto ad essere stritolati dalla morsa dell'Alleanza. Ed è per questo, Volkov, che non avrai mai il rispetto e la fiducia dei tuoi uomini: perchè tu combatti per uccidere, loro combattono per vivere.
Il Colonnello getta la sigaretta a terra, consumata solo per metà. La fiamma che si spegne nella poca neve accumulatasi a terra. Il Tenente lo segue, con lo sguardo, in silenzio; anche la sua sigaretta stretta tra le dita ma senza essere fumata.
Sta per cominciare la Guerra, Tenente. E nessun addestramento ti prepara davvero a resistere in trincea. Da solo, non durerai un mese.
Quello che era iniziato come un dialogo, termina in un monologo. Presto l'unica luce nei pressi di quelle tende militari è la sigaretta dell'ufficiale nero. All'alba, anche ciò che è rimasto di quel campo militare ai piedi delle montagne verrà smantellato e spostato più a nord, dove la guerra avrebbe avuto luogo.

Col. Philip Fox, Shadetrack 2507