sabato 30 novembre 2013

Array

Bullfinch, Novembre 2515

Nella plancia di comando della Almost Home c'è silenzio.

Il discorso tra l'ex Ammiraglio ed il neo Capitano della terza aviotrasportata si è concluso da pochi secondi.

L'uomo ha tra le labbra scure una black mamba che aspira lentamente ma senza reale interesse. Gli occhi neri guardano un celo nero illuminato a tratti dai lampi dei fulmini che da settimane colpiscono la regione di Timisoara.
Capitano Volkov.
Si lascia sfuggire velocemente, sentendo il suono che il grado associa al proprio cognome.
Ripensa alla donna.
Ripensa alle trincee di Serenity Valley e a quelle del fiume Morgan.

Una lunga boccata di fumo.
Un leggero sorriso di soddisfazione arrogante che compare su quelle labbra scure, smorzate dalla cicca che resta ad un angolo della bocca.

giovedì 21 novembre 2013

Going to Home

Confine Polaris, Novembre 2515

La corazzata Alaskan capitanata dall'Ufficiale Sanders è a capo della piccola flotta di 16 navi Confederate in rotta di sfondamento verso il confine Polaris, non troppo distante dalla nebulosa che avvolge l'orbita planetaria di Safeport.

L'aria che si respira nelle plance di comando è pesante, nervosa e silenziosa.
I macchinisti controllano che non ci sia neanche la minima perdita nei motori a reazione; i piloti ed i sensoristi controllano che nulla non vada nelle carte navali; gli artiglieri controllano il raffreddamento delle batterie laser e che i siluri siano adeguatamente alloggiati. I capitani restano chi in silenzio, chi cercando di incitare alla calma i propri uomini.
Ormai il confine non è lontano e l'Alleanza ci sta aspettando. 
La Renshaw mantiene l'assetto a triangolo poco dietro alla Alaskan e affiancando un altro paio di brigade. Lo sguardo scuro e severo si sposta sul giovane artigliere e sulla ragazza dai capelli rossi che siede alla postazione del timoniere. L'interfono che permette la comunicazione diretta con la sala macchine e con l'ufficiale macchinista.
Mantenere tutti la calma e mantenete l'assetto durante l'attacco: noi saremo il diversivo delle navi cargo e dovremo essere noi a permettere loro di oltrepassare la nebulosa.
E dopo quei brevi ordini di routine, la voce diventa più solenne e decisa; un pugno battuto sul palmo della mano opposta.
E se falliremo, nel rim canteranno le nostre gesta! Ma non falliremo; non oggi. And now, battle stations!

Gli attimi sono rapidi ed il nervosismo si potrebbe quasi toccare con mano quando i sensori navali individuano l'ingente Flotta Alleata in rotta di intercettazione. Due Skyscreaper, decine di Avenger: notevole svantaggio numerico che conta almeno 1 nave confederata contro 3 navi alleate. Eppure gli ordini sono univoci: la flotta guidata dal Capitano Sanders apre la formazione preparandosi ad un ferocissimo scontro spaziale. E mentre le tre corazzate infuriano con mezza centinaia, forse più, bocche di fuoco che illuminano lo spazio, le navi da guerra concentrano il fuoco sul nemico permettendo alle navi cargo, di avanzare verso il confine.

Da dentro la plancia di comando della Renshaw i sensori e le consolle avanzate hanno un chiaro schieramento tattico da seguire. Una delle torpedini viene sganciata contro le navi nemiche, incrinando sensibilmente lo scafo di un Avenger mentre la giovane pilota non fa difficoltà a districarsi dall'intreccio di fasci luminosi che continuamente rischiano di colpire la nave. 

Ed intanto nello scenario tattico spaziale le cose cambiano: la formazione Alleata si apre eccessivamente forte della presenza delle due Skyascreaper e infuria contro le navi Confederate. Una delle Brigade esplode proprio davanti alla Renshaw così come un paio di Firefly e di Tomahawk riempiono nello spazio cadaveri, paratie e le provviste di Greenfield.
Ma si è creato un varco nella formazione nemica: disingaggiare non lontano dalle Skyscreaper che affrontano la nave del Capitano Sanders.

L'Alaskan dopo il lungo combattimento ha lo scafo compromesso, prossimo al collasso. Ma Sanders non si fa esplodere senza potarsi dietro i nemici: lo speronamento tra le due corazzate è di una violenza e tragicità inaudita. Entrambe le navi esplodono, in quella che è la più' grande, accecante, immensa esplosione che chiunque a bordo della Renshaw abbia mai visto. Molte le facce di soldati incollati agli oblò' per guardare quel piccolo, terribile suolo in cui bruciano in un attimo centinaia di vite di entrambe le fazioni. 

Quando la Renshaw al comando del piccolo drappello di sole 3 navi cargo, tra le quali un Tomahaw ed una Orient, riesce a seminare la seconda Skyscreaper nella nebulosa di Safeport, il silenzio all'interno ha ormai fatto da padrone.
Volkov, hai ancora quelle sigarette dietro?
Non risponde al ragazzo, limitandosi a infilare tra le labbra una delle Cheltenham nere e a lasciare il resto del pacchetto al ragazzo. 
Quante navi sono passate?
L'ufficiale in sala macchine, dopo aver rimesso i motori a regime domanda sull'esito della battaglia. La ragazza al timone tace, i due altri uomini in plancia si prendono i secondi necessari per dedicare qualche preghiera - o semplice pensiero - alle molte vite perse in quello scontro.
Tre navi, Celsire, oltre la nostra
Le altre sono state abbattute o catturate. Sono affondate con le navi nemiche per permetterci un passaggio sicuro. 
Il capitano di vascello si rimette in piedi, lasciando la postazione e riassumendo la sua postura marziale, fredda, imperturbabile. La rabbia accumulata quella sera viene digerita con forza così che nulla possa trapelare dalle sue parole. Allontana la Serenity dalle labbra.
Che nessuno dimentichi il Capitano Sanders ed i suoi valorosi uomini. Nè tutti i nostri compagni caduti stasera. Nessuno!
Il congedo lento, senza fretta. La nave che, scossa negli animi più che nel fisico, fa rotta verso Bullfinch. Dopo settimane passate fuori Polaris, quella porzione della flotta partita per Greenfield, fa il suo rientro a casa.

martedì 5 novembre 2013

Blackcoat

Sweet Waters, Marzo 2511

In quegli ultimi mesi di conflitto su Shadetrack, l'inferno sembrava essere sceso in terra.
Mentre i bombardamenti incendiavano le trincee ed i campi ed i diserbanti chimici avvelenavano cibo ed acqua, soldati e civili cadevano per le infezioni causate dalle ferite e per il tifo 2 che si diffondeva a macchia d'olio. Nel marzo dell'ultimo anno della guerra, l'Alleanza aveva ormai costretto alla resa tutte le regioni di quel pianeta ormai stremato.

E mentre l'Alleanza tentava di catturare i soldati indipendentisti rimasti in vita, i Browncoat si radunavano nei pressi degli ultimi campi militari rimasti in piedi per organizzare la ritirata su Hera dove ormai la guerra infuriava con furia.

Poco fuori il Mitchell Ranch una fabbrica tessile in disuso dal settembre del 2510 era diventato il centro operativo di parte dell'esercito Indipendentista nella fase finale della guerra. In quegli ultimi giorni le mucchie di cadaveri bruciati erano la principale fonte di illuminazione notturna mentre velocemente le ultime Tomahawk lasciavano l'orbita planetaria.

La fabbrica tessile era nera e quasi completamente distrutta. Le vetrate barricate ed i mattoni riutilizzati per fortificare le barricate esterne. All'interno i lettini sporchi di sangue riempivano i due terzi della struttura. 

Lo trovarono lì, tra quei lettini, intento a strappare la fodera esterna del proprio browncoat mentre ai propri piedi una piccola massa di abiti neri erano stati scuciti e ammucchiati.

Signore, ci ha chiamati?
Di quella dozzina di uomini e donne, dai 20 ai 40 anni, solo un ragazzo biondino si arrischia a richiamare l'attenzione del Comandante, osservandolo interdetto con l'unico occhio scoperto da una fasciatura medica ancora sporca di sangue.
Avvicinatevi.
La risposta ha un accento scuro e freddo, severo oltre che sporcato da un accento russo di Koroleva ben evidente. Solleva gli occhi scuri, abbandonando quel lavoro di "restauro" del proprio coat tramite ago e filo, e passando in rassegna ad uno ad uno i visi dei soldati raccolti a pochi metri da lui. Alcuni non lo guardano in faccia, altri sembrano spaventati da quell'uomo dalla pelle nera; qualcuno non sembra riconoscerlo.
Noi siamo ciò che resta del secondo distaccamento nella Sweet Waters, sesto reggimento Columba. Il Colonnello è morto, l'Ammiraglio ed il resto del nostro reggimento ci aspettano a Serenity Valley. Finchè non ci ricompatteremo, sarò il vostro Primo Ufficiale. 
Il silenzio è tale che si potrebbe sentire il crepitio dei corpi che bruciano fuori la fabbrica.
Ho sentito molti di voi considerare l'idea di lasciare la guerra e di restare qui, su questo pianeta. Di arrendervi, di piegarvi.
La donna che prende parola è giovane, vent'anni forse, forse meno. Trema; gli occhi sono lucidi di lacrime che non ha ancora smesso di versare. Il suo accento è quello di Shadetrack, di Madrida; capelli castani, quasi rossicci: prima della guerra probabilmente aiutava i propri genitori - ora morti chissà dove - a mandare avanti un piccolo ranch.
Sono morti tutti, Signore. Ci hanno portato via tutto. Io - la frase viene rotta dalle lacrime della ragazza; il giovane con la benda la stringe, qualcun'altro abbassa lo sguardo. - io voglio solo seppellire mio fratello.
Ti cattureranno, Soldato! - Il Comandante si rimette dritto, si avvicina a lei con sguardo severo e privo di qualsiasi empatia emotiva. - Ti sbatteranno a Fargate per aver difeso la tua gente; morirai in una di quelle celle, con un cappio al collo che tu stessa rimedierai. 
Sono già morta, Signore. Non ha più senso vivere! Ci hanno lasciato solo la cenere e morte.
La ragazza sta quasi per andare via; altri uomini si tolgono il browncoat e lo abbandonano a terra. Ma è in quel momento che il Comandante recupera il proprio browncoat, parzialmente coperto da un tessuto nero. L'indossa: batte due poderosi colpi sul proprio petto.
C'è chi ha perso tanto, chi ha perso tutto. Ma siamo vivi. 
La voce è così alta che per tutta la stanza rimbomba con prepotenza. Nessuno indietreggia, nessuno gli da le spalle. Tutti restano a guardarlo in silenzio.
Volevano sottometterci: non ci sono riusciti. Volevano ucciderci: sono stati costretti a bombardarci per mesi interi perchè non erano in grado di colpirci in petto! Volevano fermarci: chi era con noi ha preferito morire piuttosto che arrendersi e fermarsi; voi siete vivi e volete ritirarvi?!
Man mano che quell'uomo parla, qualcuno stringe le mascelle, i pugni; chi aveva buttato il coat lo raccoglie.
Ci hanno lasciato solo morte e cenere...e noi ce li porteremo a Serenity Valley! Addosso, sui nostri coat. Le BlueJacks impareranno ad avere paura di noi, dei nostri fucili e del colore dei nostri coat. Non faremo prigionieri, non avremo pietà. Li affogheremo nella terra così come loro hanno cercato di fare con noi nella cenere.
Resta in silenzio; indietreggia. Recupera uno dei feltri neri che va ad allungare alla ragazza che, come gli altri soldati, sembra aver riacquistato una nuova determinazione.
Restate e combattete. Per i vivi, per i morti, per l'Indipendenza! 

Dopo il discorso del Comandante di New Moskow, nessuno di quei soldati uscì da quella fabbrica senza indossare un coat nero. Nessuno di loro lasciò quel pianeta nello stesso modo in cui vi erano arrivati o come vi erano cresciuti. Ed i Blackcoats indossati da quei soldati ben presto, a Serenity Valley, cominciarono a spiccare tra i browncoat di tutti gli altri.