giovedì 26 dicembre 2013

Other lives: Sarah Tyler

I Tyler non erano conosciuti a Madrida e nella Sweet Waters per avere la fortuna dalla loro parte. Pochi anni dopo essersi sposati, Geremi e Clara caddero in disgrazia quando i pochi capi di bestiame con i quali vivevano morirono a causa di una epidemia. Successivamente, dopo la nascita di Tiago e Salem, con la nascita della terzogenita Sarah, Clara morì per delle complicazioni avvenute durante il parto. Geremi si impiccò al fiume, lasciando i figli maschi - all'ora di sedici e quindici anni - ad occuparsi di loro stessi e di una sorella ancora molto piccola. Si arrangiarono come poterono, lavorando come braccianti nei terreni agricoli dei latifondisti per pochi soldi. 

A causa della cattiva nominata di gente sfortunata molti da quelle parti preferivano tenersi alla larga dai Tyler; una delle poche eccezioni erano i Rooster. Susan insegnò a leggere e scrivere a Sarah mentre Sam insegno ai due ragazzi a maneggiare i fucili.

Salem a vent'anni affiancò lo sceriffo di Madrida come deputy, Tiago - ventitreenne - partì per Koroleva per cercare fortuna nelle miniere di argento e poter mandare a casa qualche pesos in più. Sarah, che aveva dieci anni, affascinata dai racconti del fratello su Koroleva, sognava di lasciare quel pianeta per esplorare lo spazio. 


Shadetrack, 2506

Lo spazioporto di Mexican pullula di banchetti per l'arruolamento e di Browncoat che vengono imbarcati all'interno di enormi Orient e Tomahawk. Sarah ha sedici anni quando saluta in lacrime la partenza del fratello maggiore, spedito su Spartaca. Pensava che con la morte di Tiago, nelle miniere korolevite, avesse finito le lacrime.
Ti prometto che tornerò.
Lui le sorride, forte della divisa che porta sulle spalle; ma lei sa che quella promessa potrebbe non mantenerla mai. Lo abbraccia forte, con tutta la forza che ha nelle braccia e nel cuore e lui la bacia sulla fronte. Poi i due si separano e lei lo guarda allontanarsi tra le altre giubbe marroni all'interno delle stive di quelle navi così grandi, più grandi delle enormi ville dei latifondisti.
E quando la stiva della Tomahawk si chiude e la nave salpa, raggiunge uno dei banchetti per l'arruolamento. Firma. Totalmente inesperta, viene indirizzata nel reparto di supporto: in una nave, per rifornire vettovagliamenti.

Serenity Valley, Maggio 2511

Il suo velivolo è stato colpito ed abbattuto da una delle salve laser sparate dalle navi dell'Alleanza e che hanno ridotto in cenere il campo di battaglia, il pianeta, nonchè l'esercito Indipendentista. I bombardamenti sono però, ora, lontani. Si tira fuori strisciando dalle lamiere del mezzo abbattuto e che, invero, le ha salvato la vita. Il blackcoat è logoro si cenere e sangue, gli stessi che ne hanno impiastrato la faccia. Non riesce a muovere le gambe nè sente dolore ad esse. Si accascia sulla schiena in attesa che gli avvoltoi finiscano il lavoro. Prima che però riesca a farsi sprofondare del tutto, delle braccia forti la prendono da dietro la schiena e la sollevano da terra.
Tieni il lanciagranate, McAllister!
La voce le sembra conosciuta. Cupa e fredda, profonda di tonalità. Lei apre gli occhi ma non riesce a mettere subito a fuoco la figura imponente che, dopo essersi liberato del Wombat, se la sta caricando in spalla, dietro la schiena.
Tieni gli occhi aperti, Tyler. Tu oggi non morirai.
Il ragazzo, con una fasciatura approssimativa sull'occhio, dopo quelle parole infila nel tubo del fucile una granata tattica.
La ragazza boccheggia; le manca l'aria per respirare, figurarsi per parlare. Poi sgrana gli occhi. Le voci ed i visi. La colorazione della pelle di quello che la tiene in braccio.
Comandante...Volkov?
Risparmia il fiato per respirare, Soldato Tyler. Poche chiacchiere.
Inequivocabile. Si stringe maggiormente alle spalle dell'uomo, inspirando a fatica. 
Non morirà quel giorno

Sarah Tyler, Shadetrack 2508

domenica 15 dicembre 2013

Old contacts

Polaris, Dicembre 2515

Vede salpare l'Almost Home con parte dell'equipaggio a terra.
Il Capitano è rimasto a terra con pochi altri uomini per coordinare le ultime manovre di ritirata da Timisoara dopo il ritiro generale ordinato da Renshaw.

L'atmosfera precipita in pochi minuti che sembrano secondi.
Lo sbarco dell'Alleanza ha avuto inizio, le forze in netta superiorità.
Dovevamo partire anche noi, Capitano! 
Aspetta soldato. Aspetta.
Il moskovita di colore ha ancora il suo asso nella mano.
Qualcosa che non è stato detto ai sottoposti.
Qualcosa che illumina di nuova speranza gli uomini rimasti a terra, nel campo di atterraggio deserto di Timisoara: una Brigade indipendentista che velocemente conclude la manovra di attracco a terra. I soldati non se lo fanno ordinare due volte: velocemente prendono i propri posti nel vascello da guerra. Il Capitano e Tyler raggiungono la plancia di comando.
Capitano Volkov, come da ordini dell'Ammiraglio McAllister, le cedo il Comando della Rufus.
Un cenno della destra sulla fronte del Comandante dai capelli biondi e con un forte accento di Shijie, guercio ad un occhio ma rigido in una postura seria e marziale. Hanry Bolton c'è scritto sulle piastrine militari appese al collo, in ben evidenza. Tyler affianca lo shijan alla postazione sensori mentre il moskovita prende posto alla postazione principale del capitano.

La nave salpa, rapida. L'orbita di Bullfinch viene lasciata alle proprie spalle insieme a salve di batterie laser e relitti di altre navi affondate dalla furia delle Bluejacks. Il silenzio viene spezzato solo quando ben tre Avenger fanno da muro alla Brigade rimasta indietro: tre lock pronti a tramutarsi in siluri e salve laser.
Bolton, pronto all'elusione. Soldato Jason: arma le batterie laser; lock a coord...
Mi scusi Comandante - l'interrompe Sarah, di fianco a Bolton - Tomahawk negli schemi sensori: comunicazione in ingresso.
Per qualche istante tutto è ibernato. L'omone annuisce, la giovane ragazza di Shadetrack annuisce. Altra giovane voce femminile che entra nella nave.
Tenente Wright, Capitano Volkov. Contenta di sapere le tue chiappe negre ancora intere. Bel salvataggio Harry!
Merda, Frìda. Finiscila di dire stronzate. Vladislav, tutto a posto da voi?
Vecchie conoscenze. Voce roca dal fumo dei pessimi sigari di Safeport. L'ex Capitano della cellula Terroristica ed ex Ammiraglio prima del trasferimento nel 3rd Array. Barba nera, folta, ed un occhio guercio che basta ed avanza per acquisire due lock contemporaneamente. Alexander McAllister. 
Giusto in tempo, Lex. Toglici dai piedi questi due Avenger. Al terzo ci pensiamo noi.
Mi leggi del pensiero, amico mio. Spediamoli via e raggiungiamo l'Alaskan prima che ci seminino.
Agli ordini, Ammiraglio.
I Tre Avenger brillano in aria come se fossero stelle. Due salve laser, un siluro ed una collisione a catena. Ma il tempo delle urla di gioia è finito. Lasciato dietro le spalle insieme alla vittoria e ad altri Avenger e Shangdi che inseguono le fuggitive. Ma le distanze sono molte e la nebulosa di Safeport alle porte. Un forte senso di dejavu.

La guerra sembra aver raggiunto un momento cruciale.
La distanza tra soldati e terroristi sembra di nuovo essere estremamente sottile.

giovedì 12 dicembre 2013

No Moment

Timisoara, Dicembre 2515


Chiude la cabina dopo che Moloko la abbandona.
Ci resta all'interno per altri minuti.

Ripensa alla Renshaw esplosa e quando il Capitano della Wyvern lo sveglia dalla branda della capsula di salvataggio all'interno della quale l'ossigeno era quasi finito.

Sta pensando a Jimenez che sotto suo ordine diretto è stata stuprata a morte.
Sta pensando a Morrigan che probabilmente pagherà per gli errori di altri uomini.

Pensa all'equipaggio dell'Almost Home e pensa alle parole di Jack Rooster.

Pensa che quando ha visto cadere dal cielo le salve spaziali ha temuto per la vita dei propri uomini, ricordando i compagni morti sul fronte di Shadetrack, spazzati via in pochi attimi.

Pensa che si era ripromesso che sarebbe stato diverso.
Che sarebbero state pedine da giocare a mente vuota.
Ed invece sarebbe disposto a morire per molti di loro.
Per molti dei suoi uomini.

Sente però che qualcosa non è cambiato.
L'ambizione.
Prendere tutto.
Koroleva vuole ogni cosa.

Il peso delle morti non lo sente.
La X marrone sul coat nero è stata centrata a Serenity Valley.
Non lo sente. Il cuore. Batte ma è freddo.

Ma nonostante i soldati alleati uccisi, dai secondini e dai ladri, di cavalli nelle celle sovraffollate di Bullfinch; nonostante le torture spietate; nonostante le sconfitte...passata la rabbia e la frustrazione, ciò che gli resta in testa è il sacco da boxe distrutto nella stiva della Almost Home.

venerdì 6 dicembre 2013

Any Blood

Almost Home, Dicembre 2515

Come stanno?
E' la prima frase, severa e scura, fredda e distaccata, che esce dal viso fradicio d'acqua del Capitano.
Edwards ha bisogno di essere ricucita. Cortes...
Il medico di Bullfinch indugia, restando a guardare l'omone nero in silenzio per qualche secondo. Non deve dire niente al suo sottoposto, limitandosi a fessurizzare semplicemente le palpebre e lasciar intendere di continuare.
Cortes è grave. Ha perso tanto sangue. E...
Lascia perde, Lee.
Intanto il blackcoat viene gettata su una delle casse nella stiva dell'Almost Home, prima di slacciare il giubbotto antiproiettile sporco di terra e dell'acqua che da settimane scende dal cielo sotto forma di temporale.
Prepara le flebo per la trasfusione, soldato.
Conclude criptico, ordinando in maniera lineare e precisa. Gli mostra le catenina metalliche ed il proprio gruppo sanguigno.
Aye, Captain. Provvedo subito.

martedì 3 dicembre 2013

Xerox

New Moskow, Giugno 2507

Il Dipartimento della Difesa di New Moskow è, anche nel fermento della guerra, un formicaio ordinato e silenzioso, marziale e rigoroso da far sembrare anche quella fine di Giugno caldo, eccessivamente freddo. Una piccola scolaresca di ragazzini in uniforme sembrano fotocopie gli uni degli altri. Nessun bambino di colore; la razza caucasica è quella predominante. Un ragazzino sposta gli occhi chiari sull'alta uniforme dell'ufficiale del FOM, guardando i gradi di Tenente appuntati su petto e spalle e poi sul viso nero privo di barba ma che presenta solo quei due baffi corti e ben sistemati sopra le labbra. Anche la maestra di quella scolaresca guarda tra l'ammirato ed il perplesso l'ufficiale negro; lo segue con lo sguardo vedendolo svoltare verso il corridoio che porta nell'ufficio di uno degli alti Ufficiali moskoviti.

Avanti.
La voce dura e severa del Generale Krushenko è udibile dall'altro lato della porta. La porta si apre quasi completamente permettendo al Tenente di fare il suo ingresso e di piazzarsi al centro della stanza, a due metri dalla scrivania, in una postura militare ben costruita da spalle in linea e schiena dritta. Gli occhi freddi dell'alto Ufficiale si scontrano su uno sguardo  del tutto simile del sottoposto.
Signore.
Due lupi che si fiutano a vicenda. Distacco formale reciproco.
Volkov. Mi ripeta. Forse nella sua domanda di trasferimento c'è un errore.
Nessun errore, Signore, parto per la guerra. Sesto reggimento, quindicesima brigata distaccata a Shadetrack.
La reazione del Generale non cambia. Ma il sigaro che stava fumando fino a pochi secondi prima viene lasciato nel posacenere sulla scrivania.
Boris Ivanovich. Lei è un agente dell'Intelligence. Siamo noi a decidere se, e dove, andrà in guerra.
Il Generale, nella sua lunga carriera e nella lungimirante visione di ciò che sarebbe diventato ogni soldato che fosse entrato nell'Intelligence, non aveva considerato cosa sarebbe diventato il ragazzo negro grazie alla disciplina impartitagli da lui stesso.
Koroleva ha bisogno di uomini sul fronte e con i Browncoat, Signore. E non di uomini che si limitino a portare i viveri o le armi, ma di uomini che si guadagnino, nelle trincee, la fiducia dei propri sottoposti e dei propri superiori. Con tutto il rispetto, Signore, io posso. E se i Browncoat vinceranno la guerra, Koroleva avrà un Ufficiale tra le file dell'esercito Indipendentista.
Vladimir Krushenko riprende il sigaro. Torna a fumare guardando con più attenzione l'uomo più giovane. Lo squadra dalla testa ai piedi ed annuisce.
La invieremo con una raccomandata dall'Ammiraglio del Sesto. Sarà un Tenente ma sarà l'unico aiuto che riceverà dal nostro Governo. Non resterà in contatto con l'Intelligence a meno di agenti che periodicamente scenderanno in guerra con le nostre navi per rifornire il fronte Indipendentista. 
Ancora dei secondi di pausa.
Può congedarsi, Tenente Volkov.
Signore.
Un saluto militare ripetuto con rigore.
Il Tenente dà le spalle all'alto Ufficiale ed esce dal suo ufficio. Un sorriso di soddisfazione si dipinge sulle labbra scure del korolevita. 

Invece all'interno di quell'ufficio che ora è di nuovo silenzioso e vuoto a meno del Generale, quest'ultimo si massaggia la fronte. Qualcosa gli è sfuggito, ma non capisce cosa. Voleva un soldato perfetto che, tuttavia, sembra aspirare a molto di più che un semplice posto all'interno di un gruppo ben organizzato di superspie.