New Moskow, Giugno 2507
Il Dipartimento della Difesa di New Moskow è, anche nel fermento della guerra, un formicaio ordinato e silenzioso, marziale e rigoroso da far sembrare anche quella fine di Giugno caldo, eccessivamente freddo. Una piccola scolaresca di ragazzini in uniforme sembrano fotocopie gli uni degli altri. Nessun bambino di colore; la razza caucasica è quella predominante. Un ragazzino sposta gli occhi chiari sull'alta uniforme dell'ufficiale del FOM, guardando i gradi di Tenente appuntati su petto e spalle e poi sul viso nero privo di barba ma che presenta solo quei due baffi corti e ben sistemati sopra le labbra. Anche la maestra di quella scolaresca guarda tra l'ammirato ed il perplesso l'ufficiale negro; lo segue con lo sguardo vedendolo svoltare verso il corridoio che porta nell'ufficio di uno degli alti Ufficiali moskoviti.
Avanti.La voce dura e severa del Generale Krushenko è udibile dall'altro lato della porta. La porta si apre quasi completamente permettendo al Tenente di fare il suo ingresso e di piazzarsi al centro della stanza, a due metri dalla scrivania, in una postura militare ben costruita da spalle in linea e schiena dritta. Gli occhi freddi dell'alto Ufficiale si scontrano su uno sguardo del tutto simile del sottoposto.
Signore.Due lupi che si fiutano a vicenda. Distacco formale reciproco.
Volkov. Mi ripeta. Forse nella sua domanda di trasferimento c'è un errore.
Nessun errore, Signore, parto per la guerra. Sesto reggimento, quindicesima brigata distaccata a Shadetrack.La reazione del Generale non cambia. Ma il sigaro che stava fumando fino a pochi secondi prima viene lasciato nel posacenere sulla scrivania.
Boris Ivanovich. Lei è un agente dell'Intelligence. Siamo noi a decidere se, e dove, andrà in guerra.Il Generale, nella sua lunga carriera e nella lungimirante visione di ciò che sarebbe diventato ogni soldato che fosse entrato nell'Intelligence, non aveva considerato cosa sarebbe diventato il ragazzo negro grazie alla disciplina impartitagli da lui stesso.
Koroleva ha bisogno di uomini sul fronte e con i Browncoat, Signore. E non di uomini che si limitino a portare i viveri o le armi, ma di uomini che si guadagnino, nelle trincee, la fiducia dei propri sottoposti e dei propri superiori. Con tutto il rispetto, Signore, io posso. E se i Browncoat vinceranno la guerra, Koroleva avrà un Ufficiale tra le file dell'esercito Indipendentista.Vladimir Krushenko riprende il sigaro. Torna a fumare guardando con più attenzione l'uomo più giovane. Lo squadra dalla testa ai piedi ed annuisce.
La invieremo con una raccomandata dall'Ammiraglio del Sesto. Sarà un Tenente ma sarà l'unico aiuto che riceverà dal nostro Governo. Non resterà in contatto con l'Intelligence a meno di agenti che periodicamente scenderanno in guerra con le nostre navi per rifornire il fronte Indipendentista.Ancora dei secondi di pausa.
Può congedarsi, Tenente Volkov.
Signore.Un saluto militare ripetuto con rigore.
Il Tenente dà le spalle all'alto Ufficiale ed esce dal suo ufficio. Un sorriso di soddisfazione si dipinge sulle labbra scure del korolevita.
Invece all'interno di quell'ufficio che ora è di nuovo silenzioso e vuoto a meno del Generale, quest'ultimo si massaggia la fronte. Qualcosa gli è sfuggito, ma non capisce cosa. Voleva un soldato perfetto che, tuttavia, sembra aspirare a molto di più che un semplice posto all'interno di un gruppo ben organizzato di superspie.