lunedì 17 febbraio 2014

Other lives: Kayla Madison

Thomas Madison era un membro del senato di Corona mentre sua moglie Lise Taylor una famosa donna di spettacolo contesa dai maggiori teatri delle capitali dei pianeti del Central. Dalla loro unione, ebbero una sola figlia nel 2482: Kayla. La ragazzina, dalla carnagione abbastanza scura (ereditata dalla madre) crebbe negli ambienti d'élite della capitale di Corona, istruita alle buone maniere e alla recitazione. Nonostante le ambizioni politiche paterne, che vedevano la figlia al proprio fianco, raggiunta la maggiore età Kayla decise di intraprendere la strada della Shouye. Una decisione presa, forse, troppo frettolosamente. 

Grazie alle influenze patene, scalò la piramide gerarchica della Casa velocemente e quando scoppiò la guerra, nel 2506, divenne una delle ambasciatrici più giovani a mediare tra le innumerevoli trattative tra Indipendentisti e Alleanza. Eccellente nel parlare ed abile nel convincere le personalità militari dell'una o dell'altra fazione. Ma commise un solo errore che però le fu fatale: si innamorò di un giovane, coetaneo, Soldato semplice dell'esercito Indipendentista.

Durante la guerra la relazione rimase segreta, ma con la fine di essa riuscire a mantenere la relazione divenne arduo e opprimente. Le giustificazioni per i continui viaggi verso Saint Andrew cominciarono a vacillare tanto che la Casa mise alle costole della giovane donna un equipaggio di Contractors. Quando la relazione venne scoperta, costretta a scegliere tra onore o amore, lei scelse l'amore. Beffa ed ironia della sorte vollero che l'uomo per il quale lei aveva rinunciato a tutto, saputo del disonore, l'abbandonò. Distrutta e braccata si rintana a Safeport dove cambia nome ed identità, entrando a far parte delle prostituire di un bordello di Sunset Tower.

Sunset Tower, Febbraio 2516

La luce tenue del Polaris filtra attraverso le saracinesche semichiuse, disperdendosi all'interno di quella stanza dove il bordeax è il colore predominante. Le candele dell'incenso si sono consumate, così come il candelabro che d'oro ha solo il colore. Tutto all'interno di quel bordello del Jackmark, all'interno di quella stanza, ha solo l'apparenza di essere prezioso. Così come le persone che riempiono quello stabile nascondono sotto sorrisi passati da reietti, schiavi, miserabili.

Sopra una sedia è appeso il Blackcoat sul quale primeggia la visuale del grosso Mauler e del cinturone armato di shotgun. Gli altri vestiti sono buttati a terra. Gli occhi scuri del Capitano fissano le feritoie delle saracinesche, la luce che si sperde nella camera larga non più di 5 metri per 5.La mano destra è piegata dietro la schiena, la sinistra poggiata sulla schiena di una donna dalla carnagione mulatta e decisamente più chiara rispetto al nero pece del korolevita. Le dita callose e dure picchiettano sulla pelle morbida della donna.
Dormi.
E' tardi.
E' l'alba.
Non posso restare.
Puoi, Boris. Il tuo equipaggio ti aspetterà. 
Lei alza la testa, per strisciare dal petto all'altezza della capo dell'uomo. Gli passa in rassegna le cicatrici vecchie, sul petto e sulla spalla; poi quelle nuove che riempiono gli addominali. 
Tu sei sempre in guerra, Boris. Facevi la guerra su Corona, l'hai fatta su Xanto e l'hai fatta in trincea. Non eri soddisfatto: hai dovuto combattere anche su Bullfinch.
Ed è proprio in quel momento che con espressione dura, solleva appena la schiena dalle lenzuola e afferra la donna per i fianchi, facendola ribaltare di schiena sulla parte libera del letto; togliendosela di dosso quasi fosse una bambolina di pezza.
Kayla, perchè scopiamo non significa che tu mi conosci.
Sei un libro aperto, Ivanovich Volkov. Non dimenticarti che ho avuto un'istruzione da Accompagnatrice e che sono stata la Tua Accompagnatrice in tutti quegli anni a Corona. 
E quindi cosa ti aspetti da me?
La donna si irrigidisce. Solleva le lenzuola per nascondere il ventre, i seni e le spalle. Lui al contrario si prende tutto il tempo che gli serve per rivestirsi.
Niente.
E allora non farne una tragedia, Kayla.
Il resto dei minuti sono di silenzio. Il rumore degli abiti che il moskovita si rimette addosso e le cinghie delle armi che vengono riassicurate. Infine, il rumore dei pesos che tintinnano sul tavolo e la porta che si chiude.


Kayla Madison, Safeport 2516