domenica 16 novembre 2014

выкуп

Koroleva, Novembre 2516

Il campo di reclusione di Norisk è uno dei più duri in tutto l'emisfero settentrionale di New Moskow. Lì non c'è bisogno di costringere i detenuti a lavorare, perchè il gelo intenso è sufficiente a sfiancarli più del lavoro manuale, che invece avrebbe solo l'effetto di distrarli dall'assideramento.

E se gran parte dei prigionieri sono deboli, smagriti, morti, Volkov troneggia tra quelle carcasse come un re tra gli zombi. Nonostante sia fisicamente meno prestante e visibilmente smagrito di una decina di chili, non se la passa male: del resto è stato uno degli allievi migliori di Krushenko. Il giaccone appartiene ad una delle guardie, distinguibile grazie a dei gradi che non gli appartengono; tre paia di calzoni, altrettanti di maglioni che non si è fatto scrupoli ad estrarre dai cadaveri gettati nelle fosse comuni; e gli scarponi li ha sicuramente ottenuti allo stesso modo del giaccone. 

Come ogni volta che si avvicina un veicolo blindato ai cancelli del campo, lui è lì, immobile e fermo ad un metro dalle grate metalliche percosse da alta tensione. Sull'attenti, a dimostrazione che nulla, neanche la mano vendicativa di Koroleva, può piegarlo. Eppure questa volta il veicolo non è solo di passaggio: si ferma dall'altro lato della doppia cancellata mentre un soldato si avvicina al lato del passeggero per recuperare un pass. Parole in sequenza, in lingua ed accento moskovita, che l'ex Capitano dei Devils non riesce a sentire.

Dieci passi indietro, detenuto sei-cinque-zero-sette-quattro-nove.
Ancora ordini in russo, dalla torre di vedetta. Ordini per il nero, ordini di indietreggiare; esegue.
Il cancello si apre, così anche la portiera: avvolta in un elegante e marziale cappotto nero, dai capelli biondi parzialmente nascosti da un copricapo imbottito, si avvicina calpestando la neve ed il ghiaccio una vecchia conoscenza.
Nina Novak, non mi aspettavo una visita coniugale.
Vedo, dorogoy Volkov, che la reclusione ha migliorato il tuo sarcasmo.
Tra un paio di mesi farò cabaret con i compagni polskie.
E c'è una sonora punta di cinico disprezzo in quell'ultimo aggettivo. Nina sorride, affilando le labbra sottili e chiare quanto quegli occhi color ghiaccio.
Ti porto buone nuove, Capitano: l'operazione IKON è stata completata, le tue colpe sono state scontate.
Slishkom legko moya dorogaya.
Troppo facile: dice il vero. Nina non può far altro che annuire.
Sei sempre stato un'utile risorsa per l'Intelligence ed io ho garantito per te. Ma c'è ancora una cosa che devi fare prima che il Governo accetti di perdonarti: uccidere Elian Ròza Chernenko. Scegli: la sua vita o l'esilio.
Mi metti in una posizione facile.
Ya znayu eto. E lo prendo per un sì. Adesso seguimi, è tempo di tornare alla civiltà.
Nina avanza, Volkov la segue un messo passo indietro, di fianco. Non si volta indietro, quel campo l'ha già dimenticato. Lui guarda avanti: alla vendetta, alla redenzione, alla restaurazione di quelli che erano i suoi scopi, rimasti seppelliti in un angolo di anima nera ma mai dimenticati.