giovedì 5 giugno 2014

Trojan Horse

Horyzon, Giugno 2516

Il mandato di comparizione gli da ancora 24 ore di tempo.
Ha tutto il tempo per finire di studiare la sua parte e le diverse possibilità che si troverebbe davanti.
Sta leggendo più volte, sul proprio cortex, la frequenza di Philip Neville: quel ragazzo ha un'ottima memoria - pensa - perfetto per trasportare indizi. E' un Cavallo di Troia.
Intanto il bicchierino di vodka si riempie sempre di più, sul bancone dell'Arcade: viene riempito ogni volta che viene scolato per accompagnare le pillole analgesiche, mentre ripassa a mente un copione dal contenuto quasi del tutto improvvisato.
Un holoschermo trasmette programmi notturni: si parla di Ikon e si parla della scomparsa di Elian Chernenko; si parla del presunto sequestratore: sè stesso.
Quel fottuto negro dovrebbe fare la tessa fine dei bastardi Indipendentisti a Serenity Valley.
I toni, ad un tavolo, sono alti. Un gruppo di uomini esaltati, forse ex blujacks, si incitano tra loro come vecchi ultrà sugli spalti di uno stadio di pyramid. Non è stato ancora notato, non finchè il più arrogante del gruppo non gli si affianca per ordinare altro rum.
Tu sei negro come Volkov.
Ma non risponde: spegne il cortex, lo formatta con Pandora.
Ehi, sto parlando con te.
Non c'è bisogno che mi sputi in un orecchio.
La risposta ha una freddezza assoluta, totale; quasi quanto l'occhiata glaciale che l'uomo ubriaco si ritrova addosso. Rabbrividisce e sbianca, riconoscendo l'interlocutore. Cerca e trova un bicchiere vuoto sul bancone e lo alza con forza.
Sei un fottuto pirata di merda!
E cerca di scaricare il bicchiere in faccia al korolevita: ma i riflessi del corer sono lenti, annebbiati e resi barcollanti dall'alcol. Il braccio viene fermato con decisione dalla mano enorme del Capitano dei Devils.
Il corer ubriaco ha solo il tempo di realizzare che un pugno è sulla traiettoria del suo naso
Si ritrova a terra, col naso rotto e sanguinante e rantolando senza forza con la pancia in sù: sembra una tartaruga obesa.
Riprendetevelo e sparite dalla mia vista.
L'imperativo evidente del moskovita è duro e cupo, ostile. Gli altri tre uomini eseguono l'ordine uscendo fuori dal pub con estrema agilità. Il barman dietro il bancone manda in gola un respiro di sollievo: non dovrà ricomprare un nuovo bancone quella sera.

Poche ore dopo, riprenderà a bere nel suo appartamento.
Molte ore dopo lascerà Capital City, dopo aver consegnato il mandato di comparizione ad un Caporale dell'Ottava Flotta.